L’analisi di Canevini si sofferma poi su due aspetti: possibili restrizioni per i pazienti e stigma sociale. Le prime, sottolinea, “nella maggior parte dei casi sono davvero poche, perchè quando riusciamo ad avere una terapia in grado di controllare completamente le crisi le persone possono fare una vita normale: ci sono chiaramente situazioni in cui bisogna fare attenzione ai rischi che possono derivare da una crisi con perdita di coscienza, perchè non siamo riusciti a controllarla. L’epilessia fa un pò paura, perchè si porta dietro una storia di stigma: parlarne è fondamentale proprio per provare a ridurre questo stigma. Sicuramente sono stati fatti diversi passi avanti negli ultimi 20-30 anni: prima le persone non raccontavano questo tipo di episodi ai loro amici per paura di essere discriminati, addirittura si pensava che chi avesse l’epilessia potesse fare cose strane; in Africa, dove capita che vado a lavorare, ci sono ancora credenze di questo tipo, mentre in Italia e in Europa vediamo molto raramente una reticenza dei pazienti nel raccontare il problema”.
(ITALPRESS) – (SEGUE).
IN ITALIA OLTRE 500MILA PERSONE CONVIVONO CON L’EPILESSIA, FONDAMENTALE PARLARNE-3-
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