LA LEZIONE DI MIMMO DI CARLO, DIFRA LASCIATO A SOFFRIRE

Ho visto l'Inter pavoneggiarsi di rigore con l'Udinese per il cucchiaio di Icardi dedicato a Marotta, non al Psv; ho visto il Napoli lottare duramente con il Cagliari e batterlo con un gol di Milik, negato al Liverpool; eppoi la Roma penare allo spasimo con il Genoa, rinnovato con bravura e poca fortuna dal recuperato Prandelli, sconfitto all'Olimpico solo dalla Var (il Di Bello del calcio che nega ai rossoblù un rigore al 94'), e allora ho rimpianto i tempi – lontanissimi – in cui scrivevo di canzonette e ne scrivevo. Del calcio in verità feci presto a innamorarmi, vivendo da novizio la stagione di Herrera, Rocco e Bernardini; e cosí mi gratificarono Trapattoni, Radice, Liedholm, Bagnoli, Pesaola, Boskov, Bearzot, Lippi, Capello. A tutti ho dedicato pagine – più che parole – negli anni condivise da tanti lettori, spesso incontrati giovanissimi e portati fino alla vecchiaia. La mia, la loro. E ne lascio per strada, di allenatori, e cosí le gioie di un calcio ch'è arrivato – come le canzonette – a Sfera Ebbasta, a una dimensione che giustifica la preminenza di una Juventus dominatrice assoluta della scena anche quando – come sabato sera – maramaldeggia, si fa per dire, su un Toro ignorato e tradito dalla Var. L'ultima decorosa lezione di calcio – parlo di ore – l'ha data Mimmo De Carlo a Ferrara, con un Chievo imbattibile che meriterebbe un miracoloso balzo in avanti; l'ultima pena (a Roma se ne fa una tragedia ed è comunque adeguata alla decadenza globale della Capitale) si chiama Eusebio Di Francesco, un colpevole lasciato a soffrire senza complici, perché chi gli ha demolito la Maggica vendendo i migliori giocatori non pagherà pegno, anche se la papera di Olsen, in serata di disgrazia, che ha favorito il gol di Piatek, farà per forza ricordare ai tifosi giallorossi, con lacrime, il grande Alisson ceduto al Liverpool. Salvato dalla Var che ha annullato il 3-2 di Lazovic (e ti raccomando Olsen Due) Di Francesco s'è ritrovato una Roma incredibilmente più viva che ha ribaltato il destino con un gol di Bryan Cristante costruito con la collaborazione di Kluivert. Monchi, da tempo nella tempesta, con Pallotta, si attribuirà il merito di averli acquistati; o forse – sarebbe un gesto di potere finalmente efficace – di aver convinto Difra a fidarsi di loro e non dei …"monchiani" costosissimi e inutili Schick, Pastore e Karsdorp. Ma la parte migliore l'ha recitata l'arbitro Di Bello. Tutto questo porta la Juventus al sorteggio di Champions dove l'attendono avversari tutti pericolosi. Tutti. Perché quando Fabio Capello fece arrabbiare lo scudettista Conte dicendo che i suoi problemi in Europa derivavano da un campionato "poco allenante" diceva la verità. Gli avversari che si ritrova davanti oggi Allegri possono illuderlo d'esser potente. Bravo lui se ricorderà che neppure il CR7 è una garanzia di successo.
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