CONTE VUOLE LA CHAMPIONS, MOURINHO SULLO SFONDO

Buffo. O tragicomico. C'è Antonio Conte che ha voglia di tornare in Italia. All'Inter o alla Roma. Che giocano a ciapanò. Spalletti pareggia a Udine e filosofeggia. Ranieri pareggia a Marassi col Genoa e dice "peccato". Mentre Prandelli si mette le mani fra i capelli, l'ultima chance l'ha avuta lui. Peccato davvero. Cosa voglia l'Intenso ex Juve, ex Nazionale, ex Chelsea non sembra un mistero: vuole la Champions, vuole affrontare le sue ex ma rischia – come diceva Franco Sensi – di far la fine della bella Cecilia. Il resto si sa. E intanto, con mire meno pretenziose, sullo sfondo s'intravvede l'ombra di Mourinho. Giuro che del mercato delle bufale non m'interesso, abbiamo fatto il pieno. E non è servito a rallegrarci neanche l'arrivo di Cristiano Ronaldo, CR601. Preferisco Conte.

In attesa dell'Intenso, il fronte tecnico è desolante. Ho detto di Spalletti e Ranieri, Inzaghi ha fatto le prove della finale di Coppa Italia, Montella svergogna la Viola e chi ha cacciato Pioli, Ancelotti recita in un teatro deserto, il match clou è Milan-Bologna con le pene di Gattuso e l'ennesimo esame per Mihajlovic, il migliore insieme a Mazzarri e, ovviamente, Gasperini. Ripenso alle ultime baruffe televisive fra esteti e risultatisti e mi vien da ridere: si prendono tutti sul serio, Allegri fa addirittura beneficenza offrendo la seconda chance ai detrattori.

Mi aspetto un bel dibattito su Gasperini. La sua Atalanta vince e riscuote complimenti come l'Ajax ma la sua arma tecnica non risponde a Bellezza ma a Concretezza. Che differenza c'è fra la Dea e la Signora? Per me la soluzione dell'angoscioso dubbio è semplice: l'Atalanta è sí di Zapata, sí del Papu, ma è una squadra. Più della Juve, più dell'Inter, più di tutte le altri. E questo si chiama calcio. Come il titolo dell'ultimo libro di Allegri: "È molto semplice".

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