AGENDA TERRIBILE PER IL GOVERNO CHE VERRÀ

    In settimana in un modo o in un altro avremo un Governo dopo ottanta giorni di attesa. Quello targato Cinque stelle-Lega o quello messo in pista dal Presidente della Repubblica. Attorno a questa certezza si saldano le speranze di chi auspica un raffreddamento dei mercati nei confronti dell’Italia che ha visto schizzare il suo spread a 165 punti base, il livello più alto da sette mesi a oggi. E sappiamo quanto questo indice, deprezzando i nostri titoli, influisce sul nostro debito pubblico. Chiunque sarà il nuovo inquilino di Palazzo Chigi si troverà di fronte a un’agenda di appuntamenti da far tremare i polsi. E non tanto per quelli che saranno gli impegni promessi nei programmi e da rispettare, quanto quelli esterni che attendono il Governo e quindi il Paese. Il caldissimo fronte interno si interseca con quello esterno sul terreno dei conti pubblici.

    Il 23 maggio la Commissione UE renderà note le sue raccomandazioni sui Paesi membri. Implacabile per noi arriverà una richiesta di correzione della manovra 2018 dello 0,3% pari a 5 miliardi di euro. Mentre per la manovra 2019 da fare in autunno saranno forse più clementi invocando una correzione di 10 miliardi pari allo 0,6 del pil, e ciò per evitare la stangata degli aumenti IVA. Rimaniamo in Europa. A giugno entrerà nel vivo la questione della riforma dell’eurozona, fortemente voluta da Francia e Germania, non potremo essere deboli al tavolo della trattativa.

    Altre questioni di primo piano al centro dell’agenda in Europa sono le politiche da adottare per migranti e rifugiati e il completamento dell’Unione bancaria con il varo del nuovo Fondo monetario europeo. Per non parlare della delicatissima riforma del bilancio comunitario, che potrebbe tramutarsi in una fregatura per il nostro Paese. Sullo sfondo le elezioni europee del 2019, con il rischio di perdere le posizioni di rilievo che oggi abbiamo a Bruxelles, come la presidenza del Parlamento europeo solo per indicare la più pesante. Da sottolineare anche la posizione che l’Europa nel suo insieme dovrà assumere sulla questione iraniana. Una situazione questa che rischia di compromettere la presenza delle nostre imprese in quel Paese. Torniamo in Italia. Dei conti pubblici abbiamo detto, non meno importanti sono altre questioni, molte di queste ruotano attorno al destino di grandi aziende private e pubbliche. In ballo il futuro di Alitalia, alle prese con un faticoso processo di vendita rinviato per ragion di elezioni, ma non più procrastinabile oltre. Sul tappeto anche una ipotesi di nazionalizzazione con intervento della Cassa depositi e prestiti, soluzione sponsorizzata dalla coalizione giallo verde.

    Da decidere anche il futuro di Ilva, al bivio fra una cessione semi conclusa e la cessazione della produzione per motivi ambientali. Spinosissima la soluzione del rebus Telecom, dove in gioco è la scissione della rete per creare con Open Fiber, sotto egida Cdp, una nuova realtà pubblica. Non si scherza neppure, quanto a importanza e rispetto dei risparmiatori e degli investitori, con la vicenda di Mps, anche in questo caso in odore di pubblicizzazione piena con la regia della solita Cdp, stando ai desiderata di Lega e Cinque stelle.

    Tantissima carne al fuoco, se aggiungiamo poi il dossier lavoro con misure importanti di sostegno, da confermare o eliminare, e la questione degli investimenti infrastrutturali da rifinanziare o sbloccare. Insomma, in bocca al lupo a chi ci governerà. Ma anche a noi.

    Giuliano Zoppis

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