EMANUELE “CULTURA PER OPPORCI A CRISI”

La cultura “è l’unica possibilità che abbiamo per opporci alla crisi che ci accompagna da 30 anni. La bellezza è l’unica leva che abbiamo in Italia per creare ancora ricchezza ed è quella che io chiamo ‘energia pulita’”. Così Emmanuele Emanuele, presidente della Fondazione Roma e della Fondazione Terzo Pilastro Italia e Mediterraneo, in un’intervista a Libero. “Il ruolo delle fondazioni bancarie è stato rilevante grazie all’intuizione di quell’uomo geniale che è Giuliano Amato: l’anima bancaria doveva rafforzarsi con le fusioni e fronteggiare l’offensiva delle banche straniere, mentre quella filantropica doveva affrontare la crisi del welfare”, spiega. 

“Il vecchio modello di stato sociale non stava funzionando più, per cui le fondazioni ex bancarie potevano svolgere un ruolo importante in chiave sussidiaria: dove lo Stato non arriva può intervenire il privato, for profit o no profit. Allo Stato detta il compito di dettare le linee guida e di controllare e verificare il corretto operato dei privati, non di ostacolarli come sta avvendo da troppo tempo. Penso di avere interpretato al meglio lo spirito della norma Amato”, osserva Emanuele. 

Spiega che “ho sempre sostenuto che le fondazioni dovevano progressivamente rendersi autonome dalla politica, aprirsi alla società civile e soprattutto separarsi dalle banche, dismettendo la partecipazione, diversificando l’investimento e massimizzando il rendimento da destinare a fornire risposte ai bisogni delle persone. Sono stato l’unico, credo”. Quindi “avendo avuto un discreto successo, ho pensato che dovevo adoperarmi per restituire il molto che la vita mi aveva dato e ho individuato nella Fondazione il mezzo più adeguato per farlo”, illustrando le innumerevoli attività e i progetti a cui si è dedicata e si dedica la Fondazione. Quanto al welfare applicato dal governo con il reddito di cittadinanza, Emanuele sottolinea che “non è vero welfare: è milioni di euro a gente che, teoricamente, al terzo rifiuto di un lavoro perde il sussidio”, ma “quando il welfare è affidato a persone che non hanno mai lavorato, è inevitabile che lo Stato abbia una filosofia aggressiva verso il privato che produce ricchezza. Non si vuole capire che solo chi produce ricchezza può creare le condizioni migliori per sviluppare posti di lavoro, servizi e benessere delle famiglie”.

Infine, Emanuele si dice certo della centralità geopolitica del Mediterraneo “perchè è il cuore di tutto. Potrebbe diventare, la Sicilia, la Bruxelles del Mediterraneo, luogo dove tutto è nato. Dobbiamo smettere di considerare i migranti come degli invasori, dobbiamo educarli, migliorare le condizioni di vita nei loro paesi di origine, consentire che rinasca quella civiltà e non che vengano a fare i venditori di droghe o altro. Questo è il mio sogno e questo si può fare e si deve fare”.

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