ITALIA 50^ NEL MONDO PER DIFESA PROPRIETÀ

In occasione del 70° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani – che comprende, all’ar.17 il diritto di proprietà – Confedilizia segnala che il Paese che garantisce la più elevata tutela dei diritti di proprietà nel mondo, secondo l’International Property Index (IPRI) 2018, è la Finlandia, seguita a ruota da Nuova Zelanda, Svizzera e Norvegia. Il dato emerge dallo studio condotto dalla Property Rights Alliance, che raccoglie attorno a sé organizzazioni e think tank che operano in tutto il mondo a favore della libera iniziativa e di politiche indirizzate all’innovazione. Nello studio, basato su 127 Paesi, che rappresentano il 98% del Pil mondiale e il 94% della popolazione, l’Italia si assesta al 50° posto, guadagnando una posizione rispetto al 2017, ma perdendone 10 rispetto al 2014.

Per il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, “difendere la proprietà significa difendere la libertà e quando la prima è in pericolo, anche la seconda lo è. Nel caso di quella immobiliare, che assurge a simbolo della proprietà, i pericoli maggiori vengono da legislatori miopi o condizionati dall’ideologia. Gli esempi, in Italia, sono tanti: da una tassazione patrimoniale di fatto espropriativa, che deprime un intero settore e condiziona il resto dell’economia, a una insufficiente tutela del diritto a rientrare in possesso del bene da parte di chi affitta; da una legislazione sulle locazioni commerciali fuori dal tempo, concausa (insieme alla fiscalità) del cimitero di negozi vuoti che caratterizza le nostre città, a una straripante normazione regionale (per lo più incostituzionale) finalizzata ad ostacolare la locazione breve. Gli esempi potrebbero continuare. La proprietà immobiliare ha molti nemici, alcuni scoperti, molti altri nascosti. Va quindi difesa, ogni giorno, e Confedilizia continuerà a farlo. Ma sulla politica grava la responsabilità di varare misure che consentano alla proprietà immobiliare di svolgere la sua insostituibile funzione economica e sociale e di favorire – se non oppressa da una legislazione punitiva – lo sviluppo e la crescita”, conclude.

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